Tutti i presidenti Usa hanno iniziato una guerra o l’hanno portata avanti. La superpotenza che terrorizza il mondo con il suo arsenale nucleare, nonostante la scia di sangue e desolazione, praticamente non vince una guerra da 77 anni.
C’è una cosa che accumuna tutti, proprio tutti, i presidenti americani, siano essi repubblicani o democratici, tutti fanno la guerra e praticamente nessuno la vince. La motivazione è sempre quella di difendere, a loro personalissimo avviso, gli interessi americani che, sia chiaro, nulla hanno a che fare con la democrazia. Primo perché la democrazia non si esporta e non si impone e secondo perché la guerra non ha mai nulla di democratico.
Ogni presidente, per ogni mandato, deve fare almeno una guerra, è ineluttabile. Vedremo solo, si fa per dire, le guerre dalla prima guerra mondiale in avanti e come vedremo dopo la Seconda guerra mondiale il potente esercito americano ha conosciuto solo dolorose sconfitte.
PRIMA GUERRA MONDIALE 1917-1918: Il 6 aprile 1917 il Congresso Usa dichiara guerra alla Germania di Guglielmo II. Verranno arruolati più di 2 milioni di uomini.
GUERRA CIVILE RUSSA 1917- 1922: Gli Usa mandano circa 5.000 uomini nell’ambito della spedizione internazionale per combattere a fianco dei bianchi contro i rossi bolscevichi nell’ambito della Guerra Civile Russa. Sulla carta lo scopo della spedizione militare era quello di aiutare la Legione Cecoslovacca. In realtà, l’obiettivo era di impedire che il bolscevismo si espandesse in tutta la Russia. Alla fine, vinse l’Armata Rossa.

SECONDA GUERRA MONDIALE 1941 – 1945: Il 7 dicembre 1941 l’aviazione giapponese bombarda Pearl Harbour distruggendo la flotta statunitense del Pacifico. L’America entra in guerra combattendo in Asia, Europa ed Africa. Verranno arruolati 16 milioni di cittadini e 400.000 moriranno. Al termine del conflitto gli Stati Uniti prenderanno il posto della Gran Bretagna come super potenza mondiale.
Una Serie Interminabile di Guerre e di Sconfitte, la cosìddetta Guerra per la Democrazia
L’Afghanistan è solo l’ultimo disastroso e perdente intervento militare Usa, durato 20 anni, giustificato con l’attacco alle torri gemelle di New York l’11 settembre 2001 (tutt’oggi controverso).

la Corea negli anni ’50, il Vietnam tra il 1964 e il 1973, le fallimentari missioni in Yemen, Libia, Uganda e Somalia, il clamoroso flop cubano con la Baia dei Porci nel 1961. Negli anni ’80, in piena Guerra Fredda, l’esercito americano non ha avuto difficoltà ad imporsi né a Grenada, né a Panama, ma considerata la disparità di forze in campo, l’esito era scontato.
Il politologo Dominic Tierney considera la prima Guerra del Golfo come l’ultimo successo bellico statunitense, ma le conseguenze politiche del secondo conflitto oggettivamente sono state altrettanto deludenti: le elezioni del 2018 hanno portato al potere Muqtada al-Sadr, decisamente ostile all’America.
Gli Stati Uniti hanno circa 200.000 soldati impegnati in missioni intorno al mondo, ma questo dispiegamento di forze non riesce ad evitare una continua serie di delusioni. Per spiegare il curioso fenomeno, Tierney ha scritto il libro “The Right Way to Lose a War: America in an Age of Unwinnable Conflicts” (il modo giusto per perdere una guerra: l’America in un’epoca di confitti insolubili).
“Gli Stati Uniti sono molto efficaci nel vincere le guerre tra Stati e per questo motivo hanno vinto la Guerra del Golfo nel 1991. Oggi, però, il 90% dei conflitti sono guerre civili, con atti di guerriglia, terrorismo e insurrezioni all’interno della stessa nazione. Gli USA stanno avendo problemi perché non capiscono bene le politiche locali e le dinamiche. L’Afghanistan è un esempio molto chiaro, essendo una guerra nella quale gli USA sono entrati in modo improvviso, dopo gli attacchi del 2011 al World Trade Center, senza sapere praticamente nulla del Paese”, ha spiegato Tierney in un’intervista a El Pais che anticipava di pochi giorni il drammatico epilogo della questione afghana. “Se potessimo tornare al 2001 e dicessimo alla gente che i talebani rimarranno in circolazione per altri due decenni, sarebbero tutti inorriditi”, commenta Tierney. Invece oggi li ritroviamo addirittura alla guida dell’Afghanistan, con la prospettiva di doverci persino dialogare (Conte docet ndr).
La “Guerra Eterna” Targata Usa
Gli Stati Uniti, dalla loro creazione nel 1776, sono stati in guerra il 93% del tempo, esistono da 246 anni e per 229 anni hanno fatto la guerra. L’unica volta che gli Stati Uniti sono rimasti 5 anni senza guerra (1935-1940) è stato durante il periodo isolazionista della Grande Depressione. L’intera economia americana si basa su armi e guerra. Ogni cittadino americano può comprare armi, le armi possono essere acquistate nelle armerie, alcune aree di grandi supermercati (in genere nella sezione “sport”), online e in alcune fiere che vengono organizzate ogni settimana in tutto il Paese.

Prima di iniziare vale la pena ricordare il genocidio degli indiani d’America. Si ritiene che tra i 55 e i 100 milioni di nativi morirono a causa dei colonizzatori, come conseguenza di guerre di conquista, perdita del loro ambiente, cambio dello stile di vita e soprattutto malattie contro cui i popoli nativi non avevano difese immunitarie, mentre molti furono oggetto di deliberato sterminio poiché considerati barbari. Secondo Thornton, solo nel nord America morirono 18 milioni di persone. Per altri autori la cifra supera i 100 milioni, fino ad arrivare a 114 milioni di morti in 500 anni.
Ricordiamo anche che gli Stati Uniti sono stati i primi e gli unici a sganciare non una ma ben due bombe atomiche sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Il numero delle vittime dirette è stimato tra le 150.000 e le 220.000 persone, quasi esclusivamente civili.
Gli Usa sono stati protagonisti del 95% delle operazioni militari dalla fine della seconda guerra mondiale. La spesa militare Usa è maggiore di quella di tutte le altre nazioni messe insieme.
Nella maggior parte di queste guerre, gli Stati Uniti sono gli aggressori mentre in piccola parte, sono intervenuti con scopi, almeno apparentemente, difensivi. Queste sono solo le guerre ufficiali, non si contano e non sono qui incluse tutte le operazioni segrete della CIA che hanno favorito, appoggiato e fomentato rivolte, golpe e colpi di stato e tante altre brutte, bruttissime cose (per esempio traffico di armi e droga), tutti atti che potrebbero definirsi di guerra. Sembrerebbe che la Cia non abbia risparmiato nemmeno il nostro paese, almeno secondo l’ex Magistrato Carlo Palermo, che fa numerosi riferimenti al ruolo della Cia, anche nel traffico di armi e droga, nel suo libro “La Bestia – Dai misteri d’Italia ai poteri massonici che dirigono il nuovo ordine mondiale”.
Guerre Usa dal 1945 ad oggi: Il Triste, Interminabile Elenco di Guerra, Morte e Distruzione

Harry S. Truman (1945-1953, Democratico) Guerra di Corea. Truman diede l’ordine di intervenire senza chiedere l’autorizzazione del Congresso degli Stati Uniti. Fu il primo a bypassare il parlamento americano. Molti altri presidenti seguiranno questa “tradizione”. Nella Guerra di Corea saranno impiegati circa 300.000 soldati americani
Dwight D. Eisenhower (1953-1961, Repubblicano) ereditò la Guerra di Corea e giunse all’armistizio ma diede vita all’escalation della guerra fredda, convinto che gli americani dovevano essere più aggressivi nei confronti dell’URSS. Progettò l’invasione di Cuba che fu un fallimento.

John Fitzgerlad Kennedy (1961-1963, Democratico) portò i consiglieri militari statunitensi in Vietnam da qualche centinaio a 16.000 in pochi mesi, poi Lyndon Johnson, il suo successore, trasformerà quell’impegno bellico in una vera e propria guerra. Solo 3 mesi dopo il suo insediamento, lanciò l’invasione della baia dei Porci, il fallito tentativo di rovesciare il governo di Fidel Castro a Cuba, messo in atto dalla Cia per mezzo di un gruppo di esuli cubani anticastristi. L’operazione, era stata programmata dal direttore della CIA Allen Welsh Dulles durante l’amministrazione Eisenhower. Le forze armate cubane, equipaggiate e addestrate dalle nazioni filo-sovietiche, sconfissero la forza d’invasione in tre giorni di combattimenti.

Lyndon Johnson (1963-1969, Democratico) Escalation della Guerra del Vietnam. Invasione della Repubblica Domenicana per rovesciare il governo socialista di Juan Bosch Gavino nel 1965.

Richard Nixon (1969-1974, Repubblicano) Concluse la guerra in Vietnam dopo un’escalation di bombardamenti a tappeto sulle città e le campagne del Nord e, segretamente, in Cambogia e Laos. Venne coinvolto nello scandalo Watergate che lo portò alle dimissioni.
Gerald Ford (1974 -1977, Repubblicano): subentrato a Nixon rimase in carica meno di 3 anni e tecnicamente non combatté nessuna guerra, ma solo perché gli fu impedito. Nel dicembre del 1974, le colonne militari nord-vietnamite si diressero verso il Sud e il governo sud-vietnamita chiese aiuto agli Usa. Ford decise di intervenire ma Capitol Hill negò il consenso.
Jimmy Carter (1977-1981, Democratico): quando l’unione sovietica invase l’Afghanistan mandò aiuti militari segreti ai mujaheddin afghani, attraverso i sauditi e i pachistani. Fu la nascita della jihad contro gli Stati Uniti. Carter fallì anche il blitz militare per liberare gli ostaggi dell’ambasciata americana a Teheran.
Ronald Reagan (1981-1989, Repubblicano), chiuse la Guerra Fredda ma invase Grenada nel 1983, per prevenire che un regime filo marxista si affiancasse a quello cubano. Bombardamento di Tripoli del 1986 per colpire Gheddafi.

George H. W. Bush (1989-1993, Repubblicano) Vinse la prima guerra del Golfo, dopo l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq di Saddam Hussein. Invasione di Panama del 1989: 24.000 soldati americani sbarcarono nel piccolo, ma importantissimo stato del Centroamerica per abbattere il dittatore Manuel Noriega, una volta amico degli Usa.

Bill Clinton (1993-2001, Democratico) inviò le truppe in Somalia per poi ritirarle. Ordinò i raid aerei contro i serbi di Bosnia per costringerli a trattare e, dopo gli accordi di Dayton, dispiegò una forza di pace nei Balcani. Nel 1998, per ritorsione agli attentati di Al Qaeda fece bombardare obiettivi in Afghanistan e in Sudan. Un anno dopo gli Usa furono protagonisti della Guerra del Kosovo e della caduta di Milosevic.

George W. Bush (2001-2009, Repubblicano) Guerra in Afghanistan e Iraq come risposta all’attacco delle Torri Gemelle. Se la prima ebbe l’appoggio di quasi tutti gli americani, la seconda invece venne largamente contestata dall’opinione pubblica statunitense e mondiale e si basò su false prove.

Barack Obama (2009-2017, Democratico) Forse il più guerrafondaio tra i presidenti (Secondo alcuni analisti è stato il presidente americano che ha tenuto in guerra gli Stati Uniti più a lungo), ironia della sorte, vinse il Nobel per la pace. Interventi in Siria, Libia, Iraq e Afghanistan, bombardamenti in Yemen (dove i civili vennero bombardati e uccisi anche da bombe italiane vendute ai sauditi) che fecero quasi 17.000 civili morti e feriti. Ha bombardato anche la Somalia e il Pakistan.

Donald Trump (2017-2021, Repubblicano) Sebbene molti sostengano che sia stato un presidente distensivo per i rapporti con Putin e Kim Jong-un e che sia l’unico che non ha combattuto guerre; in realtà appena tre mesi dopo la sua elezione, ordinò il lancio di 59 missili Tomahawk contro la Siria, provocando la morte di 80 civili di cui 28 bambini. ll 14 aprile del 2018, un altro raid con 105 missili e un bilancio ancora più pesante. Entrambe le incursionisono vennero condannate dal Segretario generale dell’Onu. Dopo aver ordinato il ritiro dall’accordo sul controllo del programma nucleare di Teheran, il 3 gennaio 2020 con un Raid fa assassinare il generale iraniano Soleimani. Pesa anche il ritiro dei soldati Usa dalle postazioni in difesa dei curdi siriani che lasciò campo aperto alla sanguinosa repressione voluta da Erdoğan, purtroppo non è la prima volta che gli americani si servono di combattanti locali per poi lasciarli al loro destino. Nel 2020 la tv venuezelana trasmette un video in cui Luke Denman, dichiara di essere un mercenario americano al soldo del governo Trump, di essere stato incaricato di prendere il controllo dell’aeroporto di Caracas per portare il Presidente Nicolas Maduro negli Stati Uniti. Trump negherà il coinvolgimento degli Usa.